sabato 31 marzo 2018

Minestrone pt 3: Year of Yes, We Should All Be Feminists, L'uomo duplicato, riordini e incontri

Risalve!
Altro giro, altro minestrone di roba (in questo caso letta).
Dubito abbandonerò questo tipo di post... Mi spiace non poter parlare approfonditamente di ogni opera che mi passa tra le zampe ma, con tutti gli impegni di mezzo, è già molto riuscire a essere così discontinua con questo blog...
Anyway:

Partiamo col botto con un bel libriccino di Chimamanda 'Ngozi Adichie!
Come potrete intuire già dal titolo, We should all be feminists, versione 2.0 dell'omonimo Ted Talk, è praticamente un'altro vangelo sul femminismo, assieme a Dear Ijeawele e praticamente alla sua stessa autrice, consigliato anche nientepopodimeno che da Barack Obama ( <3).

Adoro i toni pacati della Adichie, la sua razionalità e obiettività, il suo stile di scrittura così limpido e fluido.

Riflessioni interessantissime sui ruoli di genere, gli stereotipi e le aspettative gender oriented che dominano la nostra società, la doppia discriminazione subita dalle donne nere e tanto altro.
E' un testo estremamente breve e di facilissimo approccio.
Fosse per me, dovrebbe essere adottato in tutte le scuole, italiane in primis, vista la cultura ancora fortemente patriarcale che plasma e domina, purtroppo, il nostro paese.

PS spinta dall'entusiasmo, ho acquistato anche Americanah! Vi farò sapere :P
Questo, invece, il link al TED talk

“What struck me—with her and with many other female American friends I have—is how invested they are in being “liked.” How they have been raised to believe that their being likable is very important and that this “likable” trait is a specific thing. And that specific thing does not include showing anger or being aggressive or disagreeing too loudly. We spend too much time teaching girls to worry about what boys think of them. But the reverse is not the case. We don’t teach boys to care about being likable. We spend too much time telling girls that they cannot be angry or aggressive or tough, which is bad enough, but then we turn around and either praise or excuse men for the same reasons. All over the world, there are so many magazine articles and books telling women what to do, how to be and not to be, in order to attract or please men. There are far fewer guides for men about pleasing women.” 

“We raise girls to see each other as competitors—not for jobs or accomplishments, which in my opinion can be a good thing—but for the attention of men. We teach girls that they cannot be sexual beings in the way boys are. If we have sons, we don’t mind knowing about their girlfriends. But our daughters’ boyfriends? God forbid. (But we of course expect them to bring home the perfect man for marriage when the time is right.)”

“Why should a woman’s success be a threat to a man?” 



Come avrete avuto modo di capire, bazzicando un minimo da queste parti, sono fan di Grey's Anatomy. 

Questa è stata la principale ragione, assieme ad un TED Talk, per acquistare Year of Yes, il libro della sua creatrice e produttrice esecutiva Shonda Rhimes.
Preso in inglese, si è rivelato essere una piacevolissima lettura, con diversi spunti di riflessione.
Moltissimi i temi toccati e i riferimenti alla vita e all'esperienza dell'autrice. 
Molte, infine, le chicche sulla creazione della storia e di alcuni dei personaggi, l'iconica Cristina Yang su tutti, del medical drama più in vista degli ultimi 10 anni.

Lettura consigliata anche questa,soprattutto se vi piacciono le storie di crescita personale.



Certo, probabilmente non sarà il libro che sconvolgerà la vostra esistenza, ma intrattenervi decentemente per qualche ora/giorno decisamente sì e magari anche darvi consigli utili (parliamone, il capitolo sull'accettare di dire di no è stato una manna dal cielo per me).

Non ho idea di come sia l'adattamento italiano ma, in lingua originale, la scrittura della Rhimes è estremamente ironica, spigliata e accattivante, forse pure con qualche eccesso di troppo.
Insomma, tali figli tale madre, visto che anche le sue serie, spesso e volentieri, risultano essere un po' calcate in diversi aspetti.



A volte basta un momento per rendersi conto di qualcosa di importante.

Bene, con L'uomo duplicato, ho finalmente accettato di essere innamorata di Jose Saramago (facile, direte voi, chi non si innamora di uno scrittore del genere?).
Probabilmente non è la sua opera che preferisco tra quelle lette finora (invero, inclusa questa, solo 4: Il vangelo secondo Gesù Cristo, Storia dell'Assedio di Lisbona, Il viaggio dell'elefante), ma è senz'altro stata una splendida apertura per il mio 2018 libresco.

Lo stile è quello classico di Saramago: periodi anche molto lunghi e complessi, trame insolite, punteggiatura utilizzata in modo non convenzionale, riflessioni forti e profonde.
Un po' straniante ad un primo approccio, meraviglioso, almeno per me, una volta fattaci l'abitudine.
L'uomo duplicato non fa eccezione e presenta tutte queste peculiarità.

Devo essere sincera, inizialmente la storia non mi aveva presa tantissimo, soprattutto per via del protagonista Tertuliano Maximo Afonso, un po' freddo non solo caratterialmente, ma proprio da un punto di vista emotivo.
Se dovesse capitare anche a voi, non desistete: il finale è una perla, forte e potente, e anche tutto il percorso che porta ad esso è estremamente interessante.
Menzione d'onore poi per i personaggi femminili, Helena e soprattutto la dolce Maria da Paz.
Un po' come Asano  nel mondo fumettistico, trovo che anche Saramago tratteggi dei personaggi con cromosomi XX assolutamente meravigliosi e d'impatto, molto più delle controparti maschili




















Concludo con due libri di self-help: Il Magico Potere del Riordino di Marie Kondo e Dimenticare uno Str**** di Federica Bosco (mi vergogno tantissimissimo di aver avuto bisogno del secondo, non mi prendete troppo in giro!)

Penso ci siano momenti, nella nostra vita, in cui fare ordine, anche e soprattutto internamente, diventi una necessità non procrastinabile.
Nel mio caso, è più di un anno che, a piccoli passi, cerco di portare a termine tutto questo, in ogni ambito: familiare, sentimentale, relazionale in generale, universitario/lavorativo.
Ci sono riuscita? Non ancora, non del tutto.
Però sono una persona diversa e, i due testi mezionati più su, erano esattamente ciò di cui avevo bisogno in un determinato momento.
Ordine all'esterno e ordine all'interno.
Ho ancora alcune cose da sistemare, ma sento di starmi muovendo nella giusta direzione.
Vedo i progressi e, al di là dei momenti e giorni decisamente no, anche notevoli e obiettivi miglioramenti ^_^

 Ciò che dobbiamo tenerci stretti non sono i ricordi del passato, ma la persona che siamo diventati grazie alle nostre esperienze. 


PS ci sarebbe da parlare anche dell'incontro con un mio mito indiscusso, Piero Angela, e del suo libro, nonché del prequel di Life is Strange, mio videogioco preferito... Ma direi che non è questo il giorno :P

giovedì 29 marzo 2018

Grey's Anatomy 14, For the People, Lie to me, Aho Girl, The Place

Salve a tutt* ^_^
Ecco parte di ciò che ho visionato tra la fine dell'anno scorso e marzo ^^ manca qualcosina, ma probabilmente ne parlerò prossimamente.
A proposito di post futuri, mi piacerebbe parlare dei volumi unici di Rumiko Takahashi! Ne ho letti diversi ed è da un po' che medito di scriverne due righe :P

Cooomunque:

Grey's Anatomy è giunto oltre la metà della sua 14esima stagione e, incredibilmente, non mostra ancora segni di stanchezza i.i Chapeau!
Significa che è tutto perfetto?
Mmm... non esattamente.
Ogni episodio vola via, ai personaggi ormai, volenti o nolenti, ci si è affezionati, la serie è sempre in grado di colpire profondamente lo spettatore, ma per altri aspetti... Meh, diciamo che alcune cose sono  decisamente opinabili.

Spiace dirlo, ma dopo 13 anni, fa storcere il naso trovarsi ancora di fronte a comprimari poco sfruttati e messi lì a girare a vuoto per i corridoi del Grey Sloan, per non parlare poi di alcune storyline deboli o, peggio, moleste, che ci si ostina a proseguire senza poi invece approfondire questioni che meriterebbero da anni una risoluzione.
Aspetto l'ultimo episodio per avere un'opinione più obiettiva, comunque.
Ammetto però che, rispetto al disastro della scorsa stagione, inutilissima e dispersiva, siamo su un altro pianeta, per fortuna.

Chiudo quindi con quello che sto apprezzando di più in questi episodi: 

-April: si sta facendo uno splendido lavoro su di lei nell'esplorarne lo stato di profonda crisi e dolore in cui è caduta. Unico neo è il licenziamento dalla serie della sua attrice, la fenomenale Sarah Drew. Ora, io capisco che lo show debba essere incentrato su Meredith, ma perdere un talento stratosferico come quello della Drew, oltre che un personaggio così amato, secondo me è una scelta parecchio discutibile.

- le new entry: non che abbiano avuto chissà quanto spazio, ma per la prima volta da Meredith, Izzie, Cristina, Alex e George, il gruppo di specializzandi è capace, non molesto e funziona bene anche come comic relief!
Anche Carina DeLuca è stata un'ottima aggiunta! E' una tipa capace e peperina, dà un tocco di spensieratezza ad ogni scena in cui compare ed è perfetta come partner di Arizona.




-Meredith: non mi convince molto la faccenda in sospeso con l'amica della madre, ma per il resto, Meredith in questa stagione è stata protagonista di momenti decisamente intensi e profondi, soprattutto nei primi episodi. 
Incredibile come sia ancora, costantemente in continua crescita. Un esempio e un'ispirazione.

- mai come quest'anno, GA si sta facendo portavoce di chi voce non ha, affrontando temi spinosi e/o difficili con una sensibilità rara.
Razzismo, violenza domestica, fede, giustizia.
Ce n'è davvero per tutti i gusti.
Ma con un filo conduttore unico: il dolore e la luce che ci inonda dopo esservi sopravvissuti e averlo affrontato. 

 For the People è una nuova serie su ABC con alle spalle Shonda Rhimes. Che vuol dire? Che in pratica è Grey's ma con pm e avvocati difensori.
Per ora, di GA ha solo gli aspetti positivi: cast interessante e estremamente vario, personaggi femminili su tutti, temi sempre diversi  in ogni episodio e affrontati in maniera attenta, buon ritmo.
Spero prosegua in questa direzione!











Lie to me è stata, per me, una delle novità più interessanti dell'anno scorso.
Sfruttare il linguaggio del corpo per risolvere casi penali è un'idea già di per sè estremamente particolare e di notevole presa. In aggiunta a personaggi vivaci e ben approfonditi poi...
Un peccato solo che sia interrotta.
Questo, ammetto, mi frena un po' dal proseguirne l'ultima stagione...

Cambiamo invece totalmente genere passando ad Aho Girl!
12 episodi, di dieci minuti ciascuno, di demenza allo stato puro.
L'ho adorata visceralmente, mi ha fatta ridere, nella sua semplicità estrema, fino alle lacrime.
Se avete voglia di veder drammaticamente calare il vostro QI è assolutamente la serie che fa per voi!

BONUS:




Ho addirittura visto un film! Miracolo!
La pellicola in questione è The Place, di Paolo "Perfetti Sconosciuti" Genovese.
Cosa sareste disposti a fare o a cedere per ottenere ciò che volete?
Fin dove potreste riuscire ad arrivare? A cosa potreste rinunciare?
The Place prova, attraverso numerosissime storie inizialmente slegate e via via sempre più interconnesse, a dare una risposta. 
E' abbastanza particolare, ha un'impostazione secondo me efficace, anche se un po' insolita: è fatto esclusivamente di dialoghi, pause e silenzi, si svolge interamente al tavolo di un ristorante.
Come giò detto, però, non è assolutamente un difetto, ma un punto a favore, ogni minuto si resta incollati allo schermo.
In definitiva, un film potente, con ottimi personaggi, ben scritto e diretto.
Probabilmente non piacerà a tutti, ma mi sento di consigliarlo.
Non vi aspettate, però, Perfetti Sconosciuti 2. La mano che c'è dietro è la stessa, lo si percepisce. ma le due storie sono diverse. Meritevoli entrambe, ma differenti.
PS mi son dimenticata di farne menzione ma la performance di tutti gli attori è veramente eccezionale! (sì, voglio sbilanciarmi)

Concludo con un anime: Doki Doki Precure!
Adoro magia e affini, specie se corredate da battaglie e botte a più non posso, quindi serie del genere mi mandano letteralmente in brodo di giuggiole!
In più, spesso sento di aver bisogno di tutto il carico di buoni sentimenti, positività, speranza che questo tipo di produzione ha come marchio di fabbrica.
Mi dà letteralmente la carica per affrontare indifferenza, freddezza e menefreghismo dilaganti della realtà, senz'altro più complessa, ma spesso difficile.






Cooomunque...
Doki Doki mantiene numerosi elementi tipici del brand Precure: gruppo di eroine, ciascuna con un proprio nome, simboleggiante qualcosa di diverso, regni magici annessi, mascotte, mazzate e trasformazioni.
Nessuna novità pressocché da nessun punto di vista, nè dei personaggi, nè della trama. Tante le situazioni riprese da serie passate, stagioni precedenti incluse, cast caratterizzato inizialmente da pochi tratti distintivi e riconoscibili, graficamente e non, temi soliti (con dicotomia egoismo/amore a farla da padrone questa volta)

Nel complesso, comunque, mi è molto piaciuta! Pur se molto classica, DD è ricchissima di colpi di scena e misteri, tutti ben inseriti e nemmeno così telefonati come si potrebbe pensare, ogni episodio scorre bene, alle protagoniste ci si affeziona e si percepisce chiaramente il profondo legame che, via via, viene a instaurarsi tra loro. Menzione d'onore poi per le mascotte, super tenerissime e mai moleste. Mi hanno anche strappato la lacrimuccia ogni tanto.

Di un certo spessore anche le riflessioni proposte!
Se amate questo tipo di produzione, insomma, è un anime che consiglio. 

Nella prima metà di stagione, a onor del vero, l'eroina rosa leader, Mana, è molto preponderante rispetto alle sue compagne, cosa che normalmente detesto io stessa.
In DD, però, comunque ho trovato tollerabile la cosa sia perché è un aspetto che viene via via a ridimensionarsi moltissimo, sia perché, finalmente, ho assistito a una protagonista sì vivace e un po' sbadata, ma anche estremamente acuta, ambiziosa e molto abile in tutto ciò che fa! Mana può contare su molto altro, oltre al buon cuore! Non ne ricordo altre come lei, sinceramente.  

Difetto invece più serio, secondo me, è la percezione fin troppo netta del target di riferimento, i bambini delle elementari, in diversi episodi. Peccato, perché si sarebbero potute sfruttare molto meglio diverse situazioni e personaggi.
Anche in questo caso comunque, il tiro si aggiusta e la serie riesce a gestire egregiamente la dicotomia di cui parlavo all'inizio: egoismo/ amore.




sabato 24 marzo 2018

Mantenere le promesse: Death Hall 1, Arte 1, Aruito 1, Thermae Romae 1

Chi non muore si rivede! Avevo dimenticato la sensazione meravigliosa di completare la sessione invernale *--*
Ma bando alle ciance ;)
Ricordate quando mi ero ripromessa solennemente (?) di non cominciare alcuna nuova serie manga? Probabilmente no, perché non aggiorno il blog da eoni :'(
Ma ecco alcuni numeri 1 che ho letto e apprezzato!
[niente trame  perché sono pigra e sono tutti fumetti usciti da un po' :P]

Preso perché mi dava parecchio di Gisèle Alain (JPOP ma quando lo riprendi?), Arte mi ha colpito da subito per la sua energica e volitiva protagonista, liberamente ispirata alla pittrice Artemisia Gentileschi, per i disegni bellissimi e per la trama.
Sono molto attenta e sensibile alle varie sfaccettature dell'ingiustizia sociale, misoginia in primis. Quindi una storia come questa, con una protagonista femminile forte, piena di voglia di rivalsa, di talento e determinazione, in un mondo super sessista e patriarcale come la  Firenze del 1500 (non che le cose si siano risolte ai giorni nostri, ma è un altro discorso), non poteva non entrare nelle mie grazie.

Ci sono diversi personaggi interessanti, da Leo, il maestro di Arte, alla cortigiana Veronica e naturalmente la stessa Arte.
Sono molto curiosa per quanto riguarda i prossimi sviluppi, sia sul lato sociale e artistico, sia su quello romance.

Altra bella serie con ambientazione storica, Thermae Romae ** e
Erano secoli che volevo cominciarlo e non ha minimamente deluso le mie aspettative.
Devo ammettere che l'approccio episodico all'inizio mi ha spiazzata, ma ho trovato i vari capitoli molto divertenti e istruttivi soprattutto.
Voglio già bene a Lucio e non solo per come lo disegna la Yamazaki ahhaahahah trovo buffissimo il suo essere perennemente tutto d'un pezzo **

Cambiamo invece genere con Aruito!
E' il primo manga della Nanaji che acquisto. Ho quasi completato del tutto la lettura della serie e devo dire di averla trovata piuttosto buona finora.
Nulla di trascendentale, ma è un manga sentito molto dalla sua autrice e questo arriva chiaramente al lettore.
In più ha diverse riflessioni interessanti sparse qua e là (dopotutto, è incentrato tutto sulla crescita della sua protagonista, ma non solo).
Forse ha un ritmo un po' lento, però è rilassante e ha il merito di scavare in maniera approfondita nella psiche di tutto il suo cast.











Per finire Death Hall 1!
Questa è un'altra serie che, come Arte, con me vince facile :P
Trovo molto affascinante i temi di morte e giudizio finale e Death Hall, fin da subito, ha un approccio, per quanto abbastanza classico, comunque molto interessante a entrambi!
Molto curiosa anche qui di leggere il resto e soprattutto di scoprire il passato del protagonista Shimura.